Italia in giallo ma il 50% della ristorazione resta ferma e fa soffrire l’agroalimentare

Con l’estensione della zona gialla a tutto il Paese, ad esclusione della Valle d’Aosta che resta in arancione, resta irrisolto il problema della riapertura dei ristoranti che non dispongono di spazi all’aperto che, secondo le previsioni dovrebbe avvenire a giugno.

Nell’agroalimentare i lunghi periodi di chiusura hanno determinato un effetto a valanga sulla filiera con 1,1 milioni di tonnellate di cibi e di vini invenduti dall’inizio della pandemia. Complessivamente nell’attività di ristorazione – rileva la Coldiretti – sono coinvolte 70mila industrie alimentari e 740mila aziende agricole lungo la filiera impegnate a garantire le forniture per un totale di 3,6 milioni di posti di lavoro. Si tratta di difendere la prima ricchezza del Paese con la filiera agroalimentare nazionale che – conclude Coldiretti – vale 538 miliardi pari al 25% del Pil nazionale ma è anche una realtà da primato per qualità, sicurezza e varietà a livello internazionale.

Una necessità rafforzata – continua la Coldiretti – dall’annunciata apertura al turismo nazionale e straniero a partire dalla seconda metà maggio, con 1/3 del budget delle vacanze che in Italia viene destinato all’alimentazione.

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