L’avicoltura italiana è uno dei pochi settori produttivi a raggiungere l’autosufficienza ed il 100% delle carne avicole consumate, in Italia, proviene da allevamenti nazionali, rappresentando un esempio di qualità e sicurezza anche a livello internazionale. Lo sottolinea la Copagri che, però, si manifesta preoccupata per l’aumento dei costi energetici e produttivi, intervenendo così al Tavolo tecnico della filiera avicola, svoltasi al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, chiedendo una svolta concreta per una collaborazione a tutto tondo nell’intera filiera, ai fini di scongiurare un calo di produzione ed evitare che l’aviaria che ha colpito la regione Veneto, si espanda anche in Lombardia ed Emilia-Romagna.
Parliamo di un settore che è tra i fiori all’occhiello dell’agroalimentare nazionale, con numeri significativi a livello di indotto, e che a livello comunitario, in termini di produzione, è secondo solo a Polonia, Germania e Francia; guardando ai numeri del 2020, si registra un lieve incremento in termini produttivi dell’1,9% circa su base annua, con una crescita anche a livello di consumi, che si attestano su poco meno di 1,3 milioni di tonnellate.
Nonostante questo, il settore sta attraversando una forte crisi, che è legata a doppio filo agli incrementi delle tariffe energetiche e dei costi produttivi, con rincari che per i mangimi hanno superato anche il 30-40%. Le strade da intraprendere passano per l’aggregazione, promuovendo la costituzione di accordi di filiera, e per l’innovazione, lavorando per l’automazione degli allevamenti, per il controllo da remoto e la videosorveglianza e sfruttando tutte le opportunità legate alla ristrutturazione a alla riconversione aziendale o all’utilizzo dell’agrifotovoltaico.
A tale situazione di sofferenza si sono aggiunte le difficoltà legate al progressivo espandersi dell’influenza aviaria in Veneto; il rischio concreto, oltre al danno economico già maturato e al momento difficilmente quantificabile, è quello di offrire il fianco all’avanzata dell’epizozia, con la malaugurata possibilità di vederla arrivare in Lombardia ed Emilia-Romagna, regioni nelle quali insieme al Veneto si concentra oltre la metà del patrimonio avicolo italiano.
Fondamentale, quindi, oltre a mettere in campo tutte le dovute azioni in termini di biosicurezza per contenere e contrastare l’avanzata dell’influenza, è continuare a lavorare su un piano di settore avicolo, che vada a riequilibrare i rapporti di forza all’interno della filiera, mirando a una più equa distribuzione del valore aggiunto delle produzione avicole e definendo nel dettaglio i costi produttivi e le conseguenti remuneratività.
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