World Pasta day: nonostante la crisi l’export di pasta è in continuo aumento

BMTI, in occasione del World Pasta Day, celebratosi ieri, ha analizzato l’andamento dei prodotti ceralicoli nei principali mercati globali. Il mercato del grano duro ha segnato prezzi che superano i 500 €/t e che, seppur inferiori ai picchi raggiunti durante la scorsa annata, rimangono su livelli storicamente elevati (+57% rispetto alla media degli ultimi 5 anni) tuttavia, le vendite di pasta dell’Italia confermano l’ottima performance sui mercati internazionali. Nei primi sette mesi del 2022, infatti, le esportazioni di pasta di semola sono cresciute del 9% in quantità e del 43% in volume, rispetto a un anno fa (elaborazioni su dati Istat), con risultati positivi in tutti i principali mercati di sbocco. In particolare, sono aumentati del +12% i volumi spediti in Germania, che resta il primo cliente di pasta Made in Italy, del +16% quelli diretti in Regno Unito e del +14% quelli inviati negli Stati Uniti, questi ultimi agevolati anche dal rafforzamento del dollaro nei confronti dell’euro.

In particolare, nel mercato del grano duro, l’effetto congiunto di una maggiore domanda sul mercato interno e del contemporaneo rialzo delle quotazioni delle alternative estere hanno impresso nella prima parte di ottobre degli aumenti ai prezzi del prodotto nazionale. Sul rincaro delle quotazioni del grano extracomunitario pesa l’ulteriore rafforzamento del dollaro nei confronti dell’euro, elemento che penalizza le importazioni, rendendole più care. I prezzi del grano duro fino sulle principali Borse Merci nazionali sono tornati nella seconda settimana di ottobre sui 505-510 €/t. Il confronto con gli elevati prezzi dello scorso anno restituisce comunque uno scarto negativo di quasi il 5%. Le stime di settembre dell’IGC hanno confermato intanto una produzione UE di poco sopra i 7 milioni di tonnellate, in calo del 7,9% su base annua. Spinto dal recupero della produzione canadese, il raccolto mondiale è previsto invece sui 33,2 milioni di tonnellate (+6,9%). I dati della Commissione Europea mostrano una crescita dell’import italiano di grano duro extra UE nelle prime due settimane di ottobre, con circa 80mila tonnellate importate. Gli arrivi registrati da luglio restano comunque in calo rispetto alla scorsa annata, con un -62%.

Il mercato del grano tenero è in leggero rialzo dai primi di ottobre dopo un periodo di stabilità registratp a settembre per i prezzi dei grani teneri nazionali. Più che legati ai fondamentali della domanda e dell’offerta, i rialzi osservati nei listini delle Borse Merci sia per i grani nazionali che di provenienza comunitaria sono dipesi dai timori che i negoziati sul rinnovo degli accordi per il passaggio delle navi nel Mar Nero, in scadenza il prossimo 22 novembre, possano interrompersi. Il prezzo del grano tenero panificabile si è così riportato nella seconda settimana di ottobre sopra la soglia dei 370 €/t. Pur attenuandosi rispetto ai mesi precedenti, la crescita su base annua rimane ampia, nell’ordine di un +35%. Meno evidente il rialzo per i grani teneri di forza, salito nella seconda settimana di ottobre sopra i 420 €/t. Prezzi all’ingrosso di fatto invariati a settembre per la farina, (+0,1%). Resta forte la crescita su base annua, superiore al 40% (+42,1%). Sul fronte della produzione, le stime di fine settembre della Commissione Europea hanno rivisto in rialzo il raccolto UE, portandolo da 126 a 127 milioni di tonnellate, seppur sempre in calo rispetto al 2021 (-2,4%).

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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