Secondo un’analisi Nomisma, la congiuntura economica e l’inflazione sono i fattori che impattano maggiormente sulle imprese e sul comportamenti di consumo degli italiani. “Il conflitto in Ucraina ha frenato la ripresa dell’economia italiana già messa a dura prova dai rincari delle materie prime energetiche (e non). Se il post pandemia aveva fatto registrare un +6,7% del PIL rispetto all’anno precedente, il 2022 vede un rallentamento fino al +3,3%. E per il 2023 si prevede una crescita prossima allo zero”.
Determinante in questo senso l’aumento dei costi di produzione per le imprese italiane, un fattore che coinvolge anche l’industria alimentare: per 8 aziende F&B su 10 tra le principali criticità che si stanno affrontando attualmente o che verranno affrontate nei prossimi mesi vi sono proprio gli aumenti dei costi delle materie prime e dell’energia. Un dato su tutti: l’elettricità, negli ultimi dodici mesi, è cresciuta del +173% (settembre 2022 vs settembre 2021).
L’inflazione, mai così alta dagli anni ‘80, sta impattando naturalmente anche sugli italiani e sui loro comportamenti di consumo. Si stima per l’anno in corso una perdita del potere d’acquisto di una famiglia pari a 2.300 euro; per mitigare gli effetti dell’inflazione – arrivata al +12% ad ottobre 2022 su base tendenziale – l’85% degli italiani ha già adottato o adotterà strategie di risparmio.
È il futuro non è così roseo per i consumi alimentari sul mercato italiano: sono 8 milioni gli italiani che, nei prossimi 6/12 mesi, risparmieranno su cibo e bevande consumate in casa e ben 17 milioni quelli che taglieranno le spese effettuate per bar e ristoranti, canale fondamentale per il settore e che prima del Covid intercettava un terzo dei consumi alimentari italiani.
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