Secondo le analisi dell’Osservatorio Uiv sui trend di mercato, negli ultimi 12 anni il vino made in Italy ha visto quadruplicare le vendite a volume dei vini fermi in fascia super-premium (oltre i 9 euro a bottiglia franco cantina), con una crescita media annua del 13%. A subire un calo, invece, è stato il segmento entry level, che segna una discesa dello share dal 19% al 6%.
“Stiamo assistendo – ha detto il presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi – a un’evoluzione positiva del posizionamento del nostro prodotto, in linea con quanto sta avvenendo con altri settori del made in Italy. L’Italia del lusso vince nel mondo – ha aggiunto -, per esempio con il sistema italiano della moda, la Ferrari, il design, l’agroalimentare. E, non da ultimo, il mondo del vino ha affinato il proprio fascino internazionale anche oltre i territori tradizionalmente conosciuti, perché oggi è l’Italianità, più della tradizione, a vincere sui mercati”.
Secondo l’analisi Uiv, per la prima volta nella storia lo scorso anno le esportazioni dei prodotti fermi premium e super-premium (da 6 euro in su) hanno superato quelli in fascia entry-level e popular. Nel 2022, infatti, i primi occupano una quota di mercato al 52% (a 2,5 miliardi di euro), contro il 48% dei prodotti di minor valore. Una lunga corsa verso la premiumizzazione iniziata in sordina per poi registrare medie incrementali in doppia cifra anno dopo anno, con l’impennata nel post Covid. Diverso, secondo l’Osservatorio, il discorso sugli spumanti, dove il dominio del Prosecco in fascia popular – un caso di scuola su scala globale che ha ritracciato l’approccio al consumo extra-pasto anche tra i giovani – ha lasciato poco spazio ai segmenti premium.
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