La contraffazione dei prodotti Made in Italy segna un record da 120 miliardi di euro

La relazione annuale dell’intelligence al Parlamento riporta gravi circostanze che mettono in forte rischio per i prodotti Made in Italy, minacciati da un aumento della contraffazione, soprattutto in Russia a causa dell’embargo del 2014. I prodotti taroccati, infatti, hanno aumentato il loro volume per un valore di 120 miliardi di euro, raggiungendo un record. Coldiretti, in merito, afferma che ciò minacci sia il mercato del Made in Italy ma anche e soprattutto per la sicurezza nazionale, sia dal punto di vista economico che reputazionale, ma anche nei confronti dell’ambiente e della salute pubblica.

Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia decise con embargo nell’agosto 2014 in risposta alle sanzioni europee per l’annessione della Crimea, si aggiunge la beffa della diffusione nei supermercati di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy perché realizzati in Russia come mozzarella, robiola ma anche mortadella o importati da Paesi alleati come la Bielorussia dove vengono imitate scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta.

In molti territori, dagli Urali alla regione di Sverdlovsk  sono sorte fabbriche specializzate nella lavorazione del latte e della carne per coprire la richiesta di formaggi duri e molli così come di salumi che un tempo era soddisfatta dalle aziende agroalimentari italiane. Un fenomeno che ha colpito anche i ristoranti italiani che, dopo una rapida esplosione nel Paese di Putin, hanno sostituito i prodotti alimentari Made in Italy originali con quelli taroccati di bassa qualità.

Ma l’industria del falso Made in italy a tavola è diventato un fenomeno planetario con il risultato che per colpa del cosiddetto “italian sounding” nel mondo oltre due prodotti agroalimentari tricolori su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese.

In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore e gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano.

Ma tra gli “orrori a tavola” non mancano i vini, dal Chianti al Prosecco che non è solo la Dop al primo posto per valore alla produzione, ma anche la più imitata. Ne sono un esempio il Meer-secco, il Kressecco, il Semisecco, il Consecco e il Perisecco tedeschi, il Whitesecco austriaco, il Prosecco russo e il Crisecco della Moldova mentre in Brasile nella zona del Rio Grande diversi produttori rivendicano il diritto di continuare a usare la denominazione prosecco nell’ambito dell’accordo tra Unione Europea e Paesi del Mercosur. Una situazione destinata peraltro a peggiorare se l’Ue dovesse dare il via libera al riconoscimento del Prosek croato.

Il contributo della produzione agroalimentare Made in Italy alle esportazioni che ha raggiunto nel 2022 la cifra record di 60,7 miliardi potrebbe essere nettamente superiore con un chiaro stop alla contraffazione alimentare internazionale” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “ponendo un freno al dilagare dell’agropirateria a tavola si potrebbero creare ben 300mila posti di lavoro in Italia”.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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