Mais e soia italiani, secondo il report Ismea, non sostengono più l’autoapprovvigionamento e negli ultimi venti anni sono cresciute le importazioni in maniera considerevole. Stando al rapporto tra produzione agricola e consumi, per il mais si è passati dall’autosufficienza nei primi anni 2000, a poco più del 40% della domanda coperta nel 2022, con un tasso ridotto sceso al 32% nel 2022 rispetto a venti anni fa. Tutto ciò sia per le condizioni climatiche sempre più siccitose, sia per la scelta di molti agricoltori di interrompere produzioni non remunerative.
Il comparto agroalimentare nazionale è caratterizzato dalla dicotomia tra il settore agricolo, per il quale l’Italia è strutturalmente dipendente dalle importazioni, e i prodotti trasformati, che invece evidenziano performance molto positive sui mercati esteri. Negli ultimi anni, l’aumento delle importazioni di materia prima deriva anche dal calo produttivo del settore agricolo, dovuto sia all’andamento climatico sempre più siccitoso, sia all’abbandono di alcune produzioni non remunerative per gli agricoltori, in balia dei prezzi internazionali delle commodity.
Il comparto dei cereali, della soia e di alcune oleaginose, rappresenta la componente di base per la produzione di una moltitudine di prodotti molto rappresentativi del made in Italy, quali la pasta, il pane, i prodotti da forno, nonché di mangimi per gli allevamenti zootecnici e di conseguenza per la produzione di formaggi, carni fresche e trasformate, compresi quelli di eccellenza (DOP e IGP).
Per il 2023 si prospetta una situazione produttiva molto critica, replicando potenzialmente gli esiti già molto deludenti del 2022. Infatti, le intenzioni di semina dell’Istat sulle superfici investite a mais da granella nel 2023 indicano un ulteriore calo del 6% annuo; ipotizzando, inoltre, rese ad ettaro in contrazione in conseguenza degli eventi siccitosi evidenti già da questo inverno, si potrebbe registrare molto verosimilmente una ulteriore flessione dei raccolti.
Dopo anni di sostanziale stabilità dei prezzi della granella di mais, nel 2021 e 2022 i listini sono aumentati a causa della forte ripresa post pandemica e del conflitto tra Russia e Ucraina. Sulla base degli attuali dati di mercato, nei prossimi mesi si prospetta che i prezzi rimarranno ancora sostenuti, sia per una generalizzata minore offerta di granella a livello internazionale, sia per le incognite di carattere geopolitico. A fronte delle strutturali criticità della filiera, che probabilmente si acutizzeranno nel 2023, il Masaf ha istituito il fondo per la competitività delle filiere (DM n. 3432 del 3 aprile 2020, modificato dal DM n. 9344656 del 27 novembre 2020 e dal DM del 2 febbraio 2022) concedendo un aiuto di 100 euro per ogni ettaro coltivato a mais, nel limite dei 50 ettari coltivati e nel rispetto delle regole del de minimis alle imprese agricole che abbiano sottoscritto Contratti di filiera di durata almeno triennale.
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