Lo spreco alimentare nel nuovo libro di Andrea Segrè

Andrea Segrè, fondatore della campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero

Andrea Segrè, direttore scientifico dell’Osservatorio Waste Watcher International ed Enzo Risso, direttore scientifico Ipsos, firmano il nuovo saggio “Lo spreco alimentare in Italia e nel mondo. Quanto, cosa e perché”. L’Atlante inerente allo spreco di cibo, è disponibile nelle librerie dal 26 maggio, per un countdown verso la Giornata mondiale dell’Ambiente, lunedì 5 giugno 2023.

Ogni anno 1/3 del cibo continua a perdersi sul pianeta (il 14% dopo il raccolto e il 17% fra commercio e consumo), mentre potrebbe sfamare almeno 1,26 miliardi di persone. Due anni dopo la pandemia e a 7 anni dal 2030 anno in cui il mondo dovrebbe dimezzare lo spreco alimentare, come da Obiettivo 12.3 dell’Agenda delle Nazioni Unite, il traguardosembra irraggiungibile.

Il libro, elaborato in sintonia con la FAO, con l’introduzione del chief Economist FAO Maximo Torero Cuellen e la postfazione di Maurizio Martina, vice Direttore Generale Aggiunto FAO, apre un interrogativo urgente sulla reale possibilità di invertire questa tendenza e sugli strumenti utili a misurare gli eventuali progressi, personali e globali,  A partire dai dati, quelli dell’Osservatorio Waste Watcher International che da dieci anni predispone monitoraggi aggiornati sugli sprechi alimentari in Italia e anche nel mondo, tracciando i comportamenti e le abitudini di acquisto e fruizione del cibo dei consumatori ad ogni latitudine del pianeta. Un libro, quindi, che si configura come il più aggiornato Atlante dello spreco alimentare in Italia e nel mondo e individua le principali azioni, pubbliche e private, necessarie per contrastarlo e arginare il conseguente impatto ambientale, sociale ed economico.

Secondo il rapporto The State of Food Security and Nutrition in the World lanciato dalla FAO e dai suoi partner nel luglio 2022, 828 milioni di persone hanno sofferto di fame nel 2021. Ciò rappresenta un aumento di 46 milioni dal 2020 e di 115 milioni dal periodo prepandemico, nel 2019. Eppure, esaminando i dati Waste Watcher International sullo spreco alimentare, si evince che i prodotti alimentari sprecati più frequentemente rientrano nelle categorie di frutta e verdura. In particolare è la frutta l’alimento più sprecato del pianeta: il Cross Country Report 2022 di Waste Watcher ha monitorato che in Italia gettiamo individualmente 30,3 grammi di frutta alla settimana, segue l’insalata con una media di 26,4 grammi pro capite, e il pane fresco con 22,8 grammi. Ci superano gli Stati Uniti, con 39,3 grammi di frutta sprecata a testa, la Germania con 35,3 e il Regno Unito che si attesta su uno spreco settimanale di 33,1 grammi di frutta pro capite. Lo spreco del cibo, quindi, come elemento ‘antagonista’ della sicurezza alimentare e delle diete sostenibili, quindi come concreta concausa del degrado ambientale del pianeta. Il monitoraggio dei dati e le campagne di sensibilizzazione sono uno strumento indispensabile per cambiare la cultura e implementare azioni innovative, per indurre nei i cittadini una svolta culturale nei confronti delle perdite e degli sprechi alimentari, l’unica strada per affrontare il problema alla radice e contribuire al raggiungimento del target 12.3 dell’Obiettivo 12 dell’Agenda ONU per lo Sviluppo Sostenibile.

Ma il libro Segrè-Risso va ben oltre la ‘fotografia’ –rilevante e complessa – della situazione oggi esistente in Italia e nel mondo in tema di spreco alimentare: un quadro al quale portano il loro contributo i ricercatori Luca Falasconi (“Il caso Italia”), Matteo Vittuari (Cross Country report) e Barbara Toci (compostamenti post-pandemia). il saggio, infatti, offre indicazioni e risposte concrete: come la via maestra di un Global Recovery Food, individuato come strategia internazionale a tre livelli: migliorare l’efficienza del sistema agroalimentare per ridurre l’impatto ambientale anche grazie alla riduzione di perdite agricole e sprechi alimentari (asse della sostenibilità); incrementare il recupero delle eccedenze a fini caritativi laddove il costo del recupero lo renda giustificabile (asse della solidarietà); promuovere attraverso l’educazione alimentare e ambientale l’adozione di diete alimentari salutari (asse della salute). Un sistema che deve poggiare sullo stimolo di comportamenti virtuosi e sobri nella vita quotidiana delle famiglie.

L’ultimo capitolo del libro, dopo tante analisi sugli sprechi, ci guida “a riveder le stelle” raccontando l’applicazione Sprecometro che dal 2023 è subito a disposizione di tutti, in un click. Se l’obiettivo globale è definito chiaramente dall’Agenda ONU – ridurre lo spreco alimentare del 50% entro il 2030, target 12.3 – per i non addetti ai lavori non è altrettanto chiara né la metrica che consente di sapere di quanto ci si avvicina (o allontana) e neppure le azioni necessarie. Per questo il team dell’Osservatorio Waste Watcher International e la campagna Spreco Zero hanno sviluppato un’applicazione digitale: lo Sprecometro. Nel momento in cui viene scaricata e poi effettuato il login, verrà richiesto di compilare un breve questionario che ha l’obiettivo sia di quantificare lo spreco alimentare generato dal nuovo utente nella settimana precedente (confrontandolo con quello della media nazionale che è pari a  524,1 grammi pro capite per settimana), sia di attribuire un profilo (i profili sono quattro: Sprecone, Disattento, Attento e Parsimonioso, attributi in funzione del proprio spreco pro capite in modo decrescente rispetto allo scostamento dalla media nazionale). Successivamente l’app richiede un aggiornamento continuo degli alimenti sprecati. L’applicazione consente non solo di misurare lo spreco alimentare domestico in grammi, ma anche e soprattutto di trasformare il peso del cibo sprecato in stima economica e di impatto ambientale (impronta idrica e impronta carbonica). Consentendoci così di misurare costantemente la nostra impronta di ‘’spreconi’ o virtuosi, e di stimare chiaramente se stiamo migliorando. O invece peggiorando.

 Il saggio include molti dati del tutto inediti: come la decisa preferenza dei consumatori di tutto il mondo per le etichette Nutrinform (sistema a batteria, proposte dall’Italia) anziché le etichette Nutriscore, il discusso sistema a semaforo proposto dalla Francia). L’indagine è stata condotta nel 2022 analizzando le risposte dei consumatori di 9 Paesi nel mondo: Stati Uniti, Brasile, Giappone, Sudafrica, Regno Unito, Germania, Spagna, Francia e Italia: un riscontro che potrebbe guidare le istituzioni nelle decisioni da prendere nel prossimo futuro riguardo alla creazione di una regolamentazione armoniosa all’interno dell’Unione Europea per le etichette nutrizionali fronte pacco.

Perché il Giappone è il Paese più virtuoso, mentre i cittadini statunitensi, monitorati nel tempo, sembrano essere quelli più portati a sprecare il cibo (a cominciare dal pane fresco)? E in questo confronto con gli altri Paesi, come se la cavano gli italiani, con i loro 75 grammi di cibo gettato ogni giorno, pro capite? L’Osservatorio internazionale di Waste Watcher / Spreco Zero attraverso i dati del World Foodwaste Report – un progetto della campagna Spreco Zero su monitoraggio Ipsos – ha indagato nel 2022 i comportamenti dei cittadini di 9 Paesi del mondo: Italia, Spagna, Germania, Francia, Regno Unito, Stati Uniti, Sudafrica, Brasile, Giappone. Un ‘tracciamento’ che il libro espone e che permette di comporre la mappa degli stili alimentari sulla Terra, realizzato intervistando complessivamente 9mila cittadini, per un campione statistico di 1000 cittadini a Paese. Rispetto al foodwaste globale spicca subito il dato incrociato: sono Sudafrica e Giappone i Paesi più virtuosi, perché nelle loro case si spreca circa la metà rispetto all’Italia (324 e 362 grammi a settimana). In chiave di prevenzione c’è un filo rosso che accomuna tutti, a qualsiasi latitudine: la prospettiva di campagne capillari di educazione alimentare e sensibilizzazione sugli effetti negativi dello spreco per l’economia e l’ambiente. Vale per tutti i Paesi, con livelli di consenso fra il 70 e l’80 %.

Un capitolo del libro è dedicato all’effetto pandemia sugli italiani: la scure dell’austerity ha colpito le cene e i pranzi al ristorante (con una riduzione del 51% delle famiglie) e le colazioni al bar o fuori casa (con una riduzione del 41% di persone). Anche il delivery, esploso nel periodo pandemico, sta subendo una contrazione, con il 31% delle famiglie che vi ricorre meno. Le rimodulazioni riguardano, inoltre, i piatti pronti acquistati nei supermercati o nelle gastronomie, con una diminuzione nel 30% di intenzione di acquisto. Più articolati, ma ben presenti, sono i tagli al carrello della spesa, concentrati sui prodotti a maggior costo. Non mancano le famiglie che stanno cercando di rivedere le spese per l’auto, che apportano tagli a viaggi e divertimenti, abbigliamento e calzature, che scelgono di rinunciare a pesce e carne o riducono la spesa per i farmaci.

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