“La Vespa orientalis è un insetto predatore registrato come uno dei più distruttivi parassiti delle colonie di api. Originario dell’Asia sud-occidentale, ha ormai colonizzato anche i territori del Mediterraneo sud-orientale e dell’Africa nord-orientale, a causa di un’espansione che è stata facilitata dal riscaldamento globale e dal movimento globalizzato di persone e merci. In questo modo è arrivata anche in Italia, dove sta anche estendendo notevolmente il suo areale, e dove coesiste insieme ad altre due specie diverse di calabroni: il comune calabrone europeo (Vespa crabro), e il calabrone asiatico (Vespa velutina). Non si tratta, però, di una specie aliena, poiché non è presente nel nostro paese sporadicamente, e ciò significa che la sua eradicazione è pressoché impossibile”.
È quanto ha detto Flavio Pezzoli, presidente dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali (ODAF) della provincia di Roma in occasione del convegno “Api e vespa orientalis. Una sfida per l’ecosistema. Comprendere e agire per salvare le api” che si è tenuto oggi in Campidoglio.
“La Vespa orientalis – ha detto ancora Pezzoli – causa di gravi perdite e la diffusione di agenti patogeni delle api tra gli apiari. Il maggior impatto della predazione sugli alveari si verifica di solito da luglio a novembre, in coincidenza con la crescita esponenziale della domanda di proteine da parte delle larve di Vespa orientalis. Gli alveari sono una fonte di cibo privilegiata, poiché mettono a disposizione di questo predatore sia le proteine di origine animale destinate all’alimentazione delle larve, sia le sostanze zuccherine preferite dagli adulti di questo predatore. Ma l’impatto negativo del calabrone orientale sulla salute delle api, e di conseguenza sulla produzione di miele, dipende anche dalla capacità di questa specie di agire come potenziale vettore e diffusore di agenti patogeni delle api da miele. Anche per gli esseri umani ci sono fattori di rischio, e quindi bisogna fare attenzione soprattutto se si è allergici”.
“Nonostante tutto questo, però – ha aggiunto Pezzoli – la Vespa orientalis svolge anche un ruolo ecologico significativo come predatrice di altri insetti. Questa specie di calabrone è infatti un importante controllore delle popolazioni di insetti, predando specie che possono diventare dannose per le colture e per l’ambiente in generale. A differenza delle api, che sono essenziali per la pollinazione e la produzione di miele, e delle altre vespe che possono avere comportamenti simili, questa vespa si distingue per la sua abilità di ridurre le popolazioni di insetti parassiti e predatori. Questo contribuisce a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema, prevenendo esplosioni di popolazioni di insetti nocivi. Perciò il tema della sua presenza e della sua gestione è moderno e di attualità: noi agronomi riteniamo sia necessario creare un ponte, una continuità per tutto il Sistema Agroalimentare, che aiuti, grazie al contributo di tutti, a monitorare a gestire l’azione di questa vespa”.
“A tutto questo – ha concluso Pezzoli – dobbiamo aggiungere anche una nuova minaccia per la biodiversità europea che si sta facendo strada: la Vespa soror, un calabrone gigante asiatico particolarmente aggressivo che è stato recentemente avvistato per la prima volta in Europa, precisamente in Spagna. La scoperta, riportata dai ricercatori lo scorso novembre, solleva serie preoccupazioni per l’apicoltura e la biodiversità locale perché la Vespa soror è strettamente imparentata con la Vespa mandarinia, uno dei calabroni più grandi e pericolosi del mondo. A differenza di altre specie, questa è nota per la sua capacità di coordinare attacchi di gruppo contro colonie di api e questo comportamento rappresenta una seria minaccia per gli apicoltori europei, i cui alveari non sono preparati a difendersi contro un predatore così evoluto. La diffusione della Vespa soror in Europa sembra essere, ancora una volta, facilitata dal riscaldamento globale perché sebbene non sia una specie originariamente adattata al clima europeo, le temperature estive sempre più elevate stanno creando un ambiente favorevole alla sua proliferazione”.