Vino italiano negli Usa: analisi di BMTI sui rischi del nuovo aumento dei dazi

Aumento dei dazi USA: l'Italia a confronto con i competitor nel mercato del vino

Alla luce delle recenti misure adottate dall’amministrazione Trump in merito all’imposizione di un ulteriore aumento del 20% sui dazi, BMTI ha condotto una prima analisi dei quantitativi e dei valori dei vini importati negli Stati Uniti dai vari Paesi. Quello americano rappresenta il principale mercato di destinazione dei vini italiani, con una quota complessiva, nel 2024, del 23,8% sul totale dell’export in valore (elaborazione BMTI su dati Istat). L’Italia, al tempo stesso, con circa 350 milioni di litri esportati negli USA per un valore di quasi 2 miliardi e 400 milioni di dollari nel 2024 è il primo Paese per quantitativi e il secondo, dopo la Francia, per valori.

Le principali categorie di vini italiani esportati negli Stati Uniti

Nel 2024, i vini fermi imbottigliati rappresentano circa i due terzi dei vini esportati dall’Italia negli Stati Uniti, mentre i vini sparkling circa un terzo. Per entrambe le categorie, l’Italia mantiene la leadership nelle importazioni statunitensi, sebbene con alcune differenze nei valori:

Vini sparkling: gli Stati Uniti hanno importato nel 2024 dall’Italia circa i due terzi del quantitativo totale, mentre in termini di valore tale quota si attesta su un 40% pari ad oltre 720 milioni di dollari. Notevole la distanza tra il valore unitario dei vini italiani (5,90 $/l) e quelli francesi (23,73 $/l).

Vini fermi imbottigliati: gli Stati Uniti hanno importato dall’Italia nel 2024 circa un terzo del totale, sia in quantità che in valore, superando 1,6 miliardi di dollari. La differenza tra il valore unitario dei vini fermi italiani (7,35 $/l) e quelli francesi (12,38 $/l) è meno marcata, ma ancora evidente.

Impatto sui consumi e sulla competitività

Con l’introduzione del dazio aggiuntivo del 20%, le imprese statunitensi che importano vino dovranno sostenere un aumento dei costi. Questa misura avrà un impatto diretto sul mercato, poiché gli importatori potranno farsene carico in toto o in parte, provare a chiedere delle riduzioni dei listini alle imprese esportatrici e/o infine scaricare tali costi sui consumatori finali. In quest’ultimo caso, potrebbero potenzialmente verificarsi ripercussioni sui volumi di consumo e sulla selezione dei prodotti.

BMTI ha quindi analizzato l’impatto sulla competitività dei Paesi concorrenti, con riferimento ai vini fermi imbottigliati e agli spumanti, da cui emerge: Vini sparkling: l’accesso al mercato americano rimane sostanzialmente dominato dai Paesi UE: 65% Italia, 20% Francia e 12,5% Spagna. A fronte di un’imposizione da parte degli Stati Uniti di un dazio uguale del 20% sui vini sparkling europei, il Paese che potrebbe beneficiare di una posizione vantaggiosa è l’Argentina che, nel 2024, è stato il quinto Paese per volumi esportati negli USA e che beneficerà di un dazio relativamente vantaggioso (10%) rispetto ai competitor europei. Tale vantaggio competitivo va comunque letto e dimensionato alla luce dell’attuale peso, decisamente residuale, dei vini sparkling argentini (0,3% del totale) rispetto a quelli italiani ed europei.

Vini fermi imbottigliati: non è un mercato di “quasi esclusiva” competenza europea.  Tra i primi dieci paesi esportatori, infatti, ce ne sono cinque non europei ed hanno una quota delle importazioni statunitensi sicuramente minoritaria ma non trascurabile come nel caso degli sparkling. In particolare, la nuova geografia dei dazi dà dei vantaggi competitivi a un gruppo di Paesi concorrenti a quelli europei, come Australia, Nuova Zelanda, Cile e Argentina, che nel 2024 hanno avuto un quantitativo complessivo di circa il 30% dei vini fermi importati dagli Stati Uniti e che vedranno sui propri vini un dazio aggiuntivo di solo il 10%, contro il 20% che sarà imposto ai vini europei.

In termini di competitività relativa dei vini italiani, quindi, l’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione statunitense sembra poter essere un rischio maggiore per i vini fermi imbottigliati che, nel mercato statunitense, dovranno far fronte al minore impatto delle tassazioni sul prezzo di vini extraeuropei che già rappresentano una quota importante delle importazioni americane. Discorso diverso per i vini sparkling, per i quali, come visto, i principali esportatori nel mercato statunitense sono appartenenti all’UE e quindi soggetti tutti allo stesso dazio aggiuntivo del 20%.

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