Alcuni alimenti “scaduti” possono essere consumati

La pandemia ci ha obbligati a un nuovo rapporto con le vettovaglie, già solo per il fatto di fare una spesa più abbondante per uscire di meno. Così, in questo periodo, abbiamo dovuto organizzarci e capire come gestire al meglio la nostra dispensa, a partire dalle scadenze dei cibi. Tutti abbiamo avuto esperienza di pacchi di farina, lattine, pacchi di pasta riemersi dai fondi delle credenze, rilevando spesso una data di scadenza superata che inevitabilmente porta al cestino dell’immondizia. Ma si può essere meno drastici per alcuni prodotti, a partire da uova e yogurt che sono commestibili anche dopo la data indicata.

Una prima indicazione di massima ce la dà la scritta della scadenza, che la normativa europea prevede di due tipi: da consumarsi entro il” e da consumarsi preferibilmente entro il”. La prima dicitura è drastica: superato quel giorno c’è il rischio di un serio deterioramento del prodotto, ed inoltre non è più possibile venderlo. Pesce fresco, carne tritata e latte rientrano tra questi prodotti. Il cibo segnato da tale etichetta va conservato nel migliore dei modi per evitare un deterioramento maggiore anche prima della data di scadenza La seconda dicitura, “Da consumarsi preferibilmente entro il” indica il cosiddetto Termine minimo di conservazione (TMC). Superata quella data il prodotto non rischia di essere nocivo, semplicemente meno buono di gusto e di consistenza. Oltre quella data si può comunque mangiare ancora il prodotto. Parliamo per esempio di pasta e riso, olio, alimenti in scatola, in generale di alimenti congelati, refrigerati, essiccati. Come ormai siamo abituati a leggere sulle etichette, questi cibi vanno conservati “in un luogo fresco, asciutto, non umido, lontano da fonti di luce e di calore”. Restano comunque alcuni segnali da tenere presente: un esame visivo alla confezione e olfattivo al prodotto evitano brutte sorprese.

Le etichette devono indicare il giorno, il mese e l’anno per i prodotti che si possono conservare per meno di tre mesi; il mese e l’anno per quelli che si conservano tra i 3 e i 18 mesi; solo l’anno per quelli che durano più di 18 mesi. Solo per latte ed uova la legge prevede scadenza stabilita: 7 giorni dal confezionamento per il latte e 28 giorni per le uova. Per il resto, è cura del produttore indicare la scadenza e le modalità di conservazione in etichetta, di solito la prudenza consiglia al produttore scadenze più brevi, e questo fa gioco rispetto alla possibilità di consumarli anche dopo qualche tempo dalla data.
Per il resto, esistono prodotti senza data di scadenza, a partire dall’ortofrutta, ma anche i vini e superalcolici, salumi e formaggi (ma qui viene indicata la temperatura di conservazione), caramelle e gomme, prodotti da forno giornalieri come pane, focacce, dolci di pasticceria, e tanti altri che possiamo individuare prestando attenzione a cosa gira per le nostre cucine.

 Di seguito abbiamo raccolto un po’ di alimenti che si possono consumare anche dopo la data di scadenza, a patto che li abbiate conservati correttamente e con la raccomandazione di annusarli o assaggiarli se avete dubbi.
Vediamo ora in maniera più dettagliata i prodotti.

Il pane dipende dal produttore: quello nei supermercati, avendo dei conservanti all’interno, può durare settimane, mentre il pane fresco, comprato dal fornaio, può diventare immaginabile anche già il giorno dopo. Il trucco è tagliarlo in fette e congelarle: giorno per giorno si tira fuori la porzione giornaliera e si scongela o si passa nel tostapane. Per biscotti e i cracker, si possono mangiare anche qualche mese dopo la scadenza se chiusi, ma possono risultare secchi e duri.

Per la carne, attenzione a quella macinata, più soggetta a proliferazione di batteri e germi: va consumata massimo entro 24 ore. Il pezzo di carne invece regge qualche giorno dopo la data di scadenza. Stessa sorte della carne macinata per la carne di pollo: da mangiare entro 24 ore.

Il pesce fresco, lo dice anche il detto, ha breve durata. Quello congelato può durare anche qualche settimana se conservata in freezer ad almeno – 5 °C.

Lo yogurt è commestibile fino ad un mese dal confezionamento. L’unica cosa che deperisce sono i fermenti lattici: più passa il tempo e meno restano in vita. E’ importante tuttavia che siano conservati bene. Vale qui la regola utile per altri prodotti: assaggiare prima.

Per farina e riso, il tipo di lavorazione fa differire anche la durata: farina bianca e riso bianco durano anni, purchè ben conservati. Mentre pasta e riso integrali sono più deteriorabili, si irrancidiscono. Bisogna in ogni caso prestare attenzione che non vi siano le farfalline.

Le uova si caratterizzano per essere di due categorie: extra fresche (segnate dalla lettera A) e a 9 giorni dalla deposizione e 7 dal confezionamento; e quelle con la lettera B, che sono uova destinate alla trasformazione, alimentare e non, e vengono pastorizzate. Le uova A riportano giorno, mese e anno di scadenza. Per vedere se un uovo è ancora commestibile si può fare la prova del pentolino d’acqua: se galleggia ha incorporato aria e quindi è vecchia, se affonda si può usare.

L’olio di oliva dura 18 mesi dalla data di imbottigliamento, ma luce, aria, calore, sporco nel contenitore, sono nemici della sua durata, come pure una qualità più bassa di prodotto. oli fatti con olive verdi, integre, molite nel più breve tempo possibile e a bassa temperatura, hanno più polifenoli.

L’olio di sesamo e di semi di girasole, durano di più nelle latte metalliche e meno nel vetro. Anche qui, il calore è nemico, e anche per gli oli vale la regola aurea di assaggiare prima, e sentire la consistenza del prodotto.

Il miele è un antibatterico naturale e quindi si conserva a lungo, anche anni. Il miele, come gli oli, non gradisce calore e luce. Il danno che subisce tuttavia si limita al colore e al sapore, non alla commestibilità.

Per le salse invece, dipende dalla tipologia: la senape non teme gli anni, il ketchup dopo un anno si scurisce ma si può ancora mangiare, durano a lungo anche la maionese, se non contiene uova e succo di limone, e in genere le salse piccanti. In ogni caso, per tutte le salse è fondamentale la modalità di conservazione.

Anche per il cioccolato dipende dal tipo: fino ad un anno per il fondente, qualche mese dopo per il cioccolato al latte, che soffre anche di un “difetto”: il burro di cacao affiora creando una patina biancastra, che lo fa sembrare “scaduto”, ma si può ancora mangiare. Anche qui, fondamentale conservare i prodotti bene: lontano dalla luce, in luogo asciutto, ecc.

Il caffè di solito riporta data di scadenza non più lunga di 18 mesi, ma se conservato bene può durare ulteriori sei mesi, magari esce un caffè che non è proprio il massimo per aroma.

Le confetture e le marmellate durano anni se in barattolo di vetro chiuso ma quando aperte vanno consumarle in 10-15 giorni.

Prodotti che durano tantissimo: fagioli, lenticchie, ceci e legumi secchi , che vanno tenuti un po’ più a mollo. Prodotti eterni: spezie e semi. Le prime perdono solo il sapore dopo qualche anno (piccolo trucco: paprika, pepe e peperoncino meglio in frigo). Al contrario, in pochi mesi si deteriora la frutta secca, perché i grassi contenuti si irrancidiscono (anche qui, il frigo aiuta).

Infine i cibi in scatola. In base al materiale, possiamo già definire un orientamento di massima sui cibi: conserva meglio il metallo, poi il vetro, poi la plastica.
Se conservati bene (ricordiamo: luogo fresco ed asciutto, lontano da fonti di calore, confezione integra), pesce, pelati e legumi possono essere consumati anche un anno dopo la data di scadenza. Le conserve sott’olio sono più delicate, per via dell’olio e della sua tendenza ad irrancidire: vanno conservate in frigo una volta aperte, e buttate trascorse due settimane.

A cura della redazione © Riproduzione riservata

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