La stagione del vino non promette bene: prezzi delle materie prime alle stelle

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L’autunno non dà buone speranze alla filiera del vino che, nonostante la crescita del 15,6% dell’export nel primo semestre del 2021, riscontra una diminuzione della vendemmia pari al 9% e prezzi dell’uva in forte risalita. Aumentano anche i costi dei trasporti e delle materie prime che non aiutano la già difficile ripartenza dopo il blocco dovuto alla pandemia. L’analisi è fornita da un’inchiesta dell’Unione italiana vini (Uiv) ed analizza la difficile ripresa del settore vinicolo.

Una tempesta autunnale perfetta sta per abbattersi sul mondo del vino, nonostante la crescita dell’export nel primo semestre. A una vendemmia più povera e ai prezzi di uva e sfuso in forte risalita, si aggiunge infatti l’onda lunga di shortage e rincari di materie prime e trasporti. Un incremento dei costi che varia dal 10 al 50% e che rischia di travolgere anche uno dei settori simbolo del made in Italy. E con esso i suoi consumatori.

Alla vorticosa ascesa dei costi energetici (+138% sul 2020), con il barile che vale il 30% dello scorso anno, e della persistente crisi dei container, che porta a crescenti aumenti di costi e tempi di consegna, si aggiungono infatti i prezzi delle materie prime utilizzate dalla filiera vite-enologica. Con i manufatti in legno che pagano tensioni altissime (+53%), seguiti da quelli in metallo, (+44%) ma anche carta (+60%) e vetro (+20%). Nel numero, l’analisi geopolitica dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale) e le interviste ai responsabili delle associazioni di categoria degli importatori e trasformatori delle singole materie prime e di alcuni tra i principali fornitori delle aziende vitivinicole.

a cura della redazione © Riproduzione riservata

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