Non si arresta la lotta contro la denominazione del Prosek da parte dell’Unione italiana vini (Uiv) a difesa del Prosecco italiano. Si ritiene sia un inganno ai consumatori la somiglianza tra i due nomi, rischiando di far arrestare l’ascesa dello spumante italiano che, grazie al Prosecco, ha visto crescere le vendite del 400% negli ultimi 20 anni, arrivando ad un’impennata record dell’export del Prosecco Dop per i primi 7 mesi del 2021 con un aumento del 32% pari ad un valore di circa 700 milioni di euro, classificandolo come capofila delle esportazioni e conquistando un terzo della vendita di vini italiani all’estero.
Sulla vicenda Prosek, Unione italiana vini (Uiv) – che con i suoi associati rappresenta circa il 75% della produzione e imbottigliamento di Prosecco – è particolarmente sorpresa e preoccupata dall’approccio ‘bicefalo’ assunto dalla Commissione nel suo compito di difensore del sistema delle indicazioni geografiche che essa stessa ha contribuito a creare. Da un lato, infatti, Bruxelles conduce un importante lavoro a livello internazionale per proteggere le denominazioni di origine europee negli accordi con i Paesi terzi, dall’altro, vorrebbe consentire il riconoscimento di una menzione omonima che evoca la denominazione Prosecco proprio in ambito comunitario. Con il risultato di indebolire la protezione e la reputazione di una delle Dop di maggiore successo, che da sola rappresenta un terzo delle importazioni mondiali di vino spumante e oltre l’80% degli sparkling imbottigliati in Italia (525 milioni di bottiglie).
In occasione della riunione conclusiva di ieri a Venezia da parte del gruppo di lavoro sul dossier Prosek, la principale associazione del settore ritiene che l’eventuale riconoscimento del vino croato con menzione tradizionale omonima non rappresenterà solo un inganno ai consumatori, ma avrà anche l’effetto di diluire e sfruttare la reputazione e il riconoscimento creati negli anni da un’indicazione geografica anche attraverso ingenti investimenti, compresi quelli effettuati per proteggere il nome dalle violazioni, sia in ambito comunitario che nei Paesi terzi.
Uiv, che plaude al ministero dell’Agricoltura, al sottosegretario, Gian Marco Centinaio, e al presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, per il metodo di lavoro e di condivisione adottati, sottolinea infine come tutti i soggetti istituzionali coinvolti siano riusciti a far squadra, a lavorare come sistema Paese. Segnale che l’immagine del vino come settore frammentato e diviso, figlio di 100 campanili e oltre 500 denominazioni, non corrisponde alla realtà e appartiene a una narrativa che fa comodo a chi vuole il comparto debole. Da parte sua, Uiv è impegnata, come concordato con il Mipaaf, a manifestare direttamente questa contrarietà al commissario all’Agricoltura Wojciechowski, anche coinvolgendo i propri partner internazionali, in primo luogo il Comité Vins che rappresenta le imprese vitivinicole europee.
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