C’è una particolare attenzione da parte dei cittadini italiani sull’acquisto di prodotti a Km0 e a basso impatto ecologico. I cittadini italiani possono far fede sull’agricoltura nazionale più green d’Europa, grazie a 80mila operatori che lavorano nel biologico, il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute e oltre 500 vini Dop/Igp. Inoltre l’agricoltura italiana è anche la meno inquinante d’Europa con emissioni pari a 30 milioni di tonnellate di CO2, contro i 76 milioni della Francia, 66 milioni della Germania, 41 del Regno Unito e 39 della Spagna.
L’88% degli italiani è disposto a pagare di più per il cibo sostenibile che non inquina, prodotto con logica da economia circolare, l’83% lo farebbe per avere prodotti tracciabili e il 73% per acquistare una specialità proveniente da un determinato territorio.
Nonostante campagne di marketing aggressive che cercano di far passare come green alimenti ipertecnologici – spiegano Coldiretti/Censis -, in tempo di pandemia gli italiani continuano ad identificare il cibo sostenibile con quello tipicamente italiano. Non a caso, nella scelta degli acquisti la social reputation delle aziende produttrici è importante per il 90% dei consumatori, e per il 50% di questi decisiva, con la componente essenziale della buona reputazione che viene identificata nella sua territorialità.
E il legame con un determinato territorio si lega – continuano Coldiretti/Censis – inestricabilmente alla tutela della salute, ovvero all’idea che certi cibi, per modalità con cui sono prodotti e distribuiti oltre che per caratteristiche organolettiche, sono più funzionali alla buona salute. La tipicità territoriale non è un sovranismo a più bassa intensità, ma è la modalità molto pragmatica attraverso cui gli italiani riconoscono il cibo buono, sicuro, salutare, rispettoso di codici etici e di tutela ambientale
I consumatori italiani possono contare sull’agricoltura nazionale, leader per la sostenibilità con appena il 7,2% di tutte le emissioni di gas serra prodotte a livello nazionale, contro il 44,7% dell’industria e il 24,5% dei trasporti nel 2020, secondo l’analisi Coldiretti sul nuovo Rapporto Greenitaly. A spingere la svolta green spinta – conclude la Coldiretti – è stata la possibilità di diversificare le attività a livello aziendale, valorizzando i residui e i sottoprodotti di origine agricola, oltre a far fronte a costi crescenti per raggiungere l’autosufficienza energetica.